clicca sulla foto per vedere il video

domenica 28 febbraio 2010

Alcune ricette tipiche Salentine per Natale



Amiche ed amici Salentini e non,

ecco alcune ricette tipiche Salentine per il periodo di Natale


Le Pittule*

Le pittule ccè ssuntu, me sai tire?
Nnu picca te farina 'nmienzu all'egliu.

Ma lu Natale nnu sse po' sentire
se mancane le pittule é lu megliu.

Le pittule la sira te Natale le frice
Mama e ieu me le rriggettu!

Ssu bbelle caute e nnu me fannu male
puru se quarchetuna bbrucia 'mpiettu!

Le pittule a Natale ssu dde casa, alli
signuri e alli pezzenti.

Li mangianu li ecchi e li carusi...
la uei nna pittulicchia** Mmamminieddhru miu?

TRADUZIONE

Le "pittule" cosa sono, mi sai dire?
Un poco di farina in mezzo all'olio.

Ma il Natale non si può sentire/apprezzare
se mancano le "pittule" che (sono) il meglio.

Le "pittule" la sera di Natale le frigge
mia Madre e io me le mangio (con grande piacere)!

Le "pittule" a Natale sono di casa, sia dei
signori che a (casa) dei villani.

Le mangiano i vecchi e i giovani...
la vuoi una "pittulicchia" Bambinello mio?

* Le "pittule" sono uno dei tanti piatti poveri della
cucina contadina Salentina. Semplice pasta lievitata
e fritta nell'olio di oliva. Sono un piatto tipico del periodo
natalizio (come li "purceddhruzzi"). Diversamente da questi
però possono essere sia un piatto salato che dolce. Dipende
infatti dall'aggiunta del condimento (salati: filetto di baccalà, capperi
e olive, cavolfiori, oppure dolci: girati appena scolati nello
zucchero o in un poco di acqua e miele, ecc.)



Una ricetta Natalizia Salentina dell'amica Lucia D'Alba

STRUFOLI


INGREDIENTI:
- Kg. 1 di fior di farina
- gr. 200 di olio
- gr. 200 di vino bianco
- 1 arancia (la buccia e il succo)
- 1 bustina di lievito per dolci
- miele
- cannella
- pinoli q.b.



PREPARAZIONE:
Si impasta la farina con i diversi ingredienti e si lavora a lungo. Si formano poi dei maccheroni del diametro di un centimetro da cui si ritagliano dei pezzi lunghi non pi� di un paio di centimetri. Si appoggia ogni pezzo di pasta sul retro di una grattugia o, come si faceva anticamente, su un pettine da telaio e si esercita una leggera pressione con il dito per incavarlo e nello stesso tempo decorarlo. I porceddruzzi si friggono in abbondante olio bollente finch� sono cotti e dorati. Si passano poi in una casseruola dove si e' riscaldato il miele e, dopo averli girati e rigirati per qualche minuto perch� si imbevano bene, si adagiano su un piatto da portata, si spolverano di cannella e si coprono di pinoli.



Altra ricetta Salentina tipica di Natale

CARTIDDRATE

INGREDIENTI:
1 kg di farina "00"-un bicchiere d'olio d'oliva-una buccia d'arancia non trattata-50 gr di zucchero-300 ml di succo di arance(spremute fresche)-acqua q.b.-un pizzico di cannella,facoltativo-un pizzico di sale-abbondante olio per friggere(il mio amico consiglia quello di arachidi)-miele mille fiori per glassare le cartiddrate a piacere-50 gr di anicini(zuccherini colorati)

ESECUZIONE
Far sfumare nell'olio ben caldo la buccia d'arancia,disporre la farina a fontana e versarvi sopra l'olio,privandolo della buccia d'arancia.Passare tutta la farina sfregandola tra le mani in modo che si assorba tutto l'olio omogeneamente.A questo punto unire unire lo zucchero,il sale e se gradite la cannella.Far intiepidire il succo delle arance spremute e incominciare ad impastare il tutto,quindi aggiungere un pò d'acqua tiepida per volta ,sino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo che si riesca a stendere con il mattarello.A questo punto stendere la pasta in una sfloglia sottile,tagliare delle striscie larghe 5 cm e lunghe circa 50.
Piegarle a metà nel senso della lunghezza e pizzicare i bordi della striscia ogni 3 cm dal lato dei lembi aperti,arrotolare ogni nastro su se stesso unendo nei punti lasciati aperti in precedenza come a formare delle rose.
Friggere le cartiddrate poche alla volta in abbondante olio,fino a completa doratura e farle asciugare su carta assorbente,quindi disporle su un piatto,glassarle con il miele scaldato con un filo d'acqua e spolverarle con gli anicini colorati.
Esiste la variante con il vino cotto speziato al posto del miele(personalmente preferisco quelle col miele).
E' meglio prepararle il giorno prima di servirle.Si conservano bene per due settimane in scatole ermetiche.


L'amico Giuliano Longo ci propone un'altra ricetta Salentina Natalizia

PITTULE

INGREDIENTI
1 kg di farina "oo"-un cucchiaio da pasto raso di sale fino(circa 15-20 gr)-1 panetto di lievito di birra fresco-1 cucchiaiio da the di zucchero-600 ml. di acqua circa-abbondante olio per friggere(il mio amico consiglia quello di arachidi)

ESECUZIONE
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida con lo zucchero e il sale,unirvi la farina sino ad ottenere un impasto morbido.Lasciar lievitare l'impasto per circa due ore al caldo.
Adesso attenzione !!!!
Rimescolare un pò l'impasto,prendere una quantità d'impasto che stia in una mano,stringerlo e far fuori uscire tra il pollice e l'indice una pallina,che vi aiuterete a staccare con l'ausilio di un cucchiaio,immergendola subito nell'olio ben caldo.Cuocetene un pò la volta fino a completa doratura,mescolandole in continuazione.
Si dovrebbero ottenere delle frittelline più o meno tonde,che si fanno asciugare su carta assorbente e si servono subito ben calde.
Volendo si possono arricchire con olive nere,cavolfiori,capperi,ma le più buone secondo Giuliano sono quelle semplici che faceva sua nonna.




Altra ricetta tipica Salentina è quella relativa al pesce con pasta di mandorla(a Pasqua si prepara l'agnello con lo stesso procedimento)

Ingredienti:



kg. 1 di mandorle


gr. 800 di zucchero


una bustina di vaniglia


un po' di marmellata di pere.






Preparazione


Sgusciare e privare della pellicina le mandorle (basta immergerle per pochi minuti in acqua bollente). Macinarle insieme allo zucchero, metterle in una pentola e cuocere a fuoco bassissimo sempre rimestando con un cucchiaio di legno.


Quando la "pasta" si staccherà dal fondo della pentola è pronta. Unire la vaniglia e continuare a mescolare con un cucchiaio di legno fino a quando diventerà tiepida. Rivestire la forma di gesso con pellicola trasparente, sistemare la pasta di mandorla dello spessore desiderato, mettere uno strato di marmellata di pere, coprire con la rimanente pasta. Togliere dallo stampo, adagiare su un vassoio di cartone e decorare con confettini argentati e cioccolatini ricoperti di stagnola colorata.

Un abbraccio
Gioacchino Vilei

lunedì 22 febbraio 2010

Cosa scrivono poeti,persone comuni, sulla terra nobile del Salento(cliccate qui per vedere il video)

Il Salento è una terra di miraggi, ventosa; è fantastico, è pieno di dolcezza;
resta nel mio ricordo più come un viaggio immaginario che come un viaggio vero. »
(Guido Piovene - Viaggio in Italia)




Qui le mie giornate sono piene,tranquille,


e s’allungano come niente in nottate serene


Il cielo è sempre chiaro in questo posto,


ha una luminosità persino ammiccante,


le stelle sono vicinissime, l’aria è profumata,


è tremenda complice,un’amante


inafferrabile,di questo mare che,da sempre,


insegue sempre se stesso. (Antonio L.Verri)






E qui,se mai verrai,l’estate


quietamente si sfanno obelischi


e cattedrali come sortilegi


consumano in esilii avventurosi.


Prossimi alle scogliere noi


Parleremo del Sud,dell’Europa,


dell’uggia e del campo di tabacco


che avanza in bilico tra noi e il mondo.


(Vittorio Fiore)


Meridionalità,
stella polare,
aratro abbandonato,oliva nera,
rosario appeso a un chiodo
d’oltremare,
alte foglie di tabacco
e Barocco,barocco d’angeli
per nascondere il pianto
silenzioso dei Morti-di-scirocco
fra il manto di pietra.

(Ercole Ugo D’Andrea)




Il Capo di Leuca (Nunzio Stasi)


Nel mare è disteso il nostro Capo


scheletro antico dal sole bruciato,


propaggine ultima dello Stivale


che qui finisce in dolce crinale.


E' pure una zona molto ventosa,


anche per questo alquanto famosa,


spesso il naviglio non può avanzare,


nella sua rada si va ad ancorare.


Questa terra che è di frontiera


a tutti mostra la bella riviera,


è un ponte ideale verso l'Oriente


di popoli che sono a levante e ponente.


Qui abbiamo spesso un caldo infernale


però il nostro mare ce lo fa sopportare,


d'estate la sera è una medicina


l'aria rinfresca con la brezza marina.


L'inverno è mite come in primavera


sempre magica e strana è l'atmosfera,


numerosi gabbiani volteggiano a sera


perlustrano il mare e la bianca scogliera.


La brulla campagna ha tanti profumi


tutti diversi e mai molto comuni,


è indescrivibile della terra l'odore


mentre rosso sanguigno è il suo colore.


La gente che l'abita è un po' permalosa,


dal cuore grande e assai generosa,


l'ospitalità di qui è proverbiale


nessuno, su questo, appunti può fare.


Vagando per campagne, borghi e paesi


continuamente si rimane sorpresi


da ulivi antichi e nobili ruderi,


pajare, menhir, muretti e tratturi.


Chi è nato qui è fiero e orgoglioso


di vivere in quest'angolo meraviglioso,


è il Capo di Leuca in fondo al Salento


la più bella stella del firmamento.


MARE DE SALENTU/( di Lina Falco)


Quandu lu visciu na favula mi pare/

stu caru stozzu de mare./

E nu suntu cchiui miraggi,/

la visciu l'acqua ddumata de raggi,/

la sentu ddrha rara 'ndore/

comu lu mele 'rrivare allu core,/

chinu de forte sentimentu/

pe' stu beddrhu mare de Salento./

Pare ca m'ave fattu na mmacaria:/

lu quardu e svanisce la smani...a ca tenia./

Na lacrima mi scinde/

cu ll'onda se cunfonde./

Lu pensieru tace./

Iu piju pace./






 



giovedì 11 febbraio 2010

I concerti bandistici(le bande) nel Salento(cliccare qui per vedere il video)


Ciao amiche ed amici,
chi conosce il Salento sicuramente soprattutto d'estate si è imbattuto nelle feste patronali,con le sue luminarie,con i concerti bandistici.
C'è ne sono tantissimi e da ragazzo ricordo il concerto bandistico di Acquaviva delle fonti,città di Lecce,città di Fracagnano ecc .ecc.

Queste cosi dette "banne"allietavano ed allietano il paese e i cittadini.

A differenza di quanto avviene adesso che quasi tutti i loro componenti frequentano il conservatorio,ai miei tempi(parlo sempre degli anni 60)-erano delle persone che amavano la musica ,si diceva che suonavano ad orecchio,che si mettevano insieme nei mesi estivi e giravano tutto il salento,ricco di feste patronali soprattutto nel periodo estivo.
Si sacrificavano,dormivano su delle brandine nei locali messi a disposizione dal comitato organizzatore della festa(quasi sempre nelle scuole)- mangiavano qualche panino,insomma si arrangiavano come potevano.Nei mesi invernali tornavano ai loro lavori

Ora sicuramente è un'altra cosa visto che le distanze tra una città e l'altra non sono più un problema.

Resta questa bellissima tradizione che non deve sparire,forse andrebbe un tantino valorizzata.

Un caro saluto a tutti
Gioacchino Vilei

lunedì 8 febbraio 2010

Lu scazzamurredrhu,monicedrhu,lauru,una credenza salentina

Foto di Andrea Cortese,come immagima lu scazzamurredrhu
Ciao amiche ed amici,
ho promesso al mio amico Michele di scrivere qualcosa su questo "personaggio"(si fa per dire))denominato scazzamurredru.oppure monicedrhu o lauru.

Il mio amico ci crede,anzi afferma d'averlo visto e di sentirlo quasi ogni notte.

Secondo alcune credenze salentine(anche mia mamma me ne ha parlato) lo scazzamurredrhu non è altro che uno spiritello dispettoso che vaga ovunque e si diverte a dar fastidio a chi è intento a lavorare.

Si dice anche che preferisce introdursi nelle stalle ad intrecciare le crimiere dei cavalli.Altri affermano che preferisce posarsi sul seno delle donne ispirando loro sogni sensuali e turbando i loro sogni.
Il suo aspetto:piccolo,gobetto,peloso,con in testa un cappellino.

Si dice anche che lu scazzamurredru diventa umile e bravo se si riesce a prendergli il copricapo e restituendo il cappellino donerà ricchezza e fortuna.

A tal proposito Valentina Avantaggiato,una scrittrice Salentina scrive

"Vagabondando per le campagne del Salento, inebriati dal forte profumo del rosmarino e della salvia, potrebbe capitarvi di scorgere un buffo nanetto con le gote rosse che, sorridente, sgambetta qua e là. E' lo "scazzamurreddhu" salentino. Molti ricercatori meridionali si sono occupati di lui nei loro studi e ne hanno fornito un profilo dettagliato. Non si sa come abbiano avuto queste informazioni, ciò che è certo è che tale folletto, chiamato anche "moniceddhu", "laùru" o "carcaluru", fa parte della nostra tradizione da tempo immemore. C'è chi è pronto a giurare che sia un esserino simpatico e burlone, ma vi è anche chi, al contrario, lo reputa un omino malefico, dedito agli scherzi cattivi e alle diavolerie."

Amici personalmente non ci credo,però crederci non costa nulla....e lascio il mio amico Michele nelle sue convinzioni.

Un caro saluto a tutti voi.
Gioacchino Vilei

venerdì 5 febbraio 2010

Il decalogo dell'accoglienza salentina



IL DECALOGO DELL'ACCOGLIENZA SALENTINA


Il salentino sa che un turista trattato bene si duplica,
uno trattato benissimo si moltiplica all'infinito

Quando una struttura salentina (e in particolar modo un B&B) ospita un turista, gli riserva le stesse cure e le stesse attenzioni che rivolgerebbe ad un parente o ad un amico che non vede da tempo

Quando un salentino vede un turista che consulta una cartina gli si avvicina con cortesia e chiede se può essere di qualche aiuto

Quando un salentino vede entrare nella propria bottega o nel proprio negozio un turista, è sempre gentile e cordiale e, se può, gli riserva un riguardo sotto forma di piccolo omaggio o di uno sconto

Quando un turista chiede ad un salentino informazioni per raggiungere una località, il salentino, oltre ad essere disponibile e chiaro, se può, lo accompagna personalmente a destinazione

Il salentino cerca sempre di essere ben informato e in grado di fornire indicazioni utili sulle località da visitare e sugli eventi che hanno luogo sul territorio, suggerendo, quando occorre, i quotidiani ed i periodici che riportano informazioni dettagliate

Alla richiesta di consigli su località, iniziative ed eventi, il salentino cerca sempre di comprendere i gusti e gli interessi del turista e cerca, ove possibile, di farli coniugare con gli aspetti tipici e peculiari del territorio

Il salentino ascolta sempre i consigli, i suggerimenti e le osservazioni del turista, nell'intento comune di migliorarsi e di elevare al massimo la qualità dei servizi offerti

Il salentino, se può, non fa mai ripartire un turista senza fargli dono di un pur piccolo simbolo che testimonia la generosità e l'unicità di questa terra

Il salentino conserva sempre i recapiti dei suoi ospiti e, oltre ad inviare auguri e saluti nelle ricorrenze più importanti, lo invita cordialmente a ritornare nel Salento, magari insieme a nuovi amici e parenti.


http://www.repubblicasalentina.it/decalogo.html

mercoledì 3 febbraio 2010

Il tombolo,i lavori a tombolo i ricami nel Salento

Questa era la cascia di mia madre che conservo ancora a Giurdignano

Ciao amiche ed amici,
le ricamatrici nel Salento rappresentano una pagina di storia importante nel Salento.
E mi riferisco a chi lo faceva per mestiere,per vivere,perchè poi quasi tutte le ragazze sapevano ricamare e si facevano il corredo.All'età di 14 anni i genitori comperavano il baule la cosidetta "cascia"-che veniva riempita dal corredo che man mano acquistavano o producevano.
Il lavoro,ricamo a tombolo era ed è quello che richiede più cura e bravura.
Difficile stabilire con esattezza il termine per indicare questo mestiere; molti lo chiamavano “lavoro a tombolo” per la forma cilindrica del grosso cuscino sul quale le donne svolgevano un paziente ed attento lavoro.
Questo consisteva nel “cucire” e nell'intrecciare”, inserendo tra tantissimi spilli, il cotone di vari colori.

Ovviamente seguivano le indicazioni del cliente. Ma la gran prevalenza del lavoro del lavoro veniva svolto per realizzare dei centri tavolo, delle grandi tovaglie e a volte anche dei copriletto.
Quasi sempre alla fine del lavoro vi era l’aggiunta di un orlo di completamento che poteva essere assimilato al ricamo già effettuato.
Le donne che si dedicavano al “tombolo” non erano poche, ma il loro guadagno era modestissimo, tanto da arrotondare le già scarse entrate del marito, occupato da lavori saltuari.

Andando nel salento ora(a Giurdignano c'è una mia cara amica d'infanzia)-non è difficile incontrare ancora donne che fanno il tombolo,soprattutto durante l'estate,mentre sono sedute fuori dall'uscio di casa a prendere il fresco.
Sono lavori pregiati richiestissimi da donne soprattutto del nord.

Voglio trascrivere a proposito una bellissima poesia dialettale di un poeta Salentino,Antonio Damiano,tratta dal suo libro

"voci del Salento"


"LU RICAMU COMU POESIA"

Dha vecchiareddha ncora me ricordu,
dhe mani sverte comu do' sciuscitte,
ca se l'eri ppacare nunn'ia sordu,
e senza bisognu cu cuarda carte scritte.

Te l'arte t'u ricamu sta vve ticu
ca era tutta a vita pe' dha nunna
e tra puntu modernu e puntu nticu,
cu dhe cose nun'ha ulutu sfunna.

Lassavi l'occhi nfacce ddhi lavori,
te pariene versi te na poesia,
e nc'era gente t'u paese e te fori
ca cu se li ncaparra scia e vvinia.

E n'ha scuruti mirici e serate
cu ccuntenta tutte e meiju signure,
te tante cose belle nnamurate,
puru ca nce l'iune pacare ddh'ure.

L'occhi nu l'hannu ccumpagnata,
s'ha chiusu dhu libru te poesia,
nu' scrive cchiui l'acu te ddha fiata:
dha vecchiareddha era mamma mia.

(3 classificata al concorso nazionale "il faro" di San Pietro vernotico (BR)

ong>



Un caro saluto a tutti voi
Gioacchino Vilei

lunedì 1 febbraio 2010

Salento:Porto Badisco (Lecce)



Porto Badisco è un piccolo centro abitato da pescatori, molto frequentato nel periodo estivo da un turismo internazionale. Sorge tra "Punta Scuru" a nord e "Capo Palascia" a sud, nei pressi di Otranto. Porto Badisco è una stupenda caletta naturale della costa salentina, una piccola convalle che degrada lentamente verso il mare e forma un porticciolo naturale. Secondo la leggenda narrata da Virgilio Porto Badisco è la prima sponda adriatica toccata da Enea nel suo viaggio in Italia, in fuga da Troia. Badisco rappresenta oggi uno dei rari esempi di costa alta ancora integra dell'Italia peninsulare. Sono evidenti i fenomeni carsici ed erosivi: calette e anfratti ricchi di particolari geologici di spettacolare bellezza, come la Marmitta dei Giganti, una flora ricca di piante medicinali, una fauna selvatica nidificante, arricchita da passaggi migratori.
A Porto Badisco si trova la famosa "Grotta dei Cervi" un complesso ipogeo, che quattro millenni fa ospitò i primi abitanti della zona. Questo anfratto sotterraneo lungo tre chilometri è diviso in tre tronconi e racchiude migliaia di iscrizioni, dipinti di mani, di cacciatori, di soli e pettini che decorano con una vivacità che ancora oggi stupisce. Probabilmente sono grotte formate da un fiume, ora scomparso. Milioni di anni fa, lo scorrere delle acque erose la roccia. Quattromila anni fa, una comunità trovò rifugio e si stabilì per parecchio tempo. Scene di caccia, impronte personali e simboli che interessano archeologi e paleontologi di tutto il mondo sono rimaste a testimonianza della presenza umana. Reperto importante sia per i motivi di datazione della presenza umana, sia artisticamente, gli ideogrammi parietali, i graffiti, i simboli raffigurati in queste cavità sono delle vere e proprie opere di arte del periodo paleolitico. Il tempo non le ha scalfite e i loro colori sono vivaci. Questa scoperta è stata fatta nel 1970 ed oggi è chiusa al pubblico.