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mercoledì 3 febbraio 2010

Il tombolo,i lavori a tombolo i ricami nel Salento

Questa era la cascia di mia madre che conservo ancora a Giurdignano

Ciao amiche ed amici,
le ricamatrici nel Salento rappresentano una pagina di storia importante nel Salento.
E mi riferisco a chi lo faceva per mestiere,per vivere,perchè poi quasi tutte le ragazze sapevano ricamare e si facevano il corredo.All'età di 14 anni i genitori comperavano il baule la cosidetta "cascia"-che veniva riempita dal corredo che man mano acquistavano o producevano.
Il lavoro,ricamo a tombolo era ed è quello che richiede più cura e bravura.
Difficile stabilire con esattezza il termine per indicare questo mestiere; molti lo chiamavano “lavoro a tombolo” per la forma cilindrica del grosso cuscino sul quale le donne svolgevano un paziente ed attento lavoro.
Questo consisteva nel “cucire” e nell'intrecciare”, inserendo tra tantissimi spilli, il cotone di vari colori.

Ovviamente seguivano le indicazioni del cliente. Ma la gran prevalenza del lavoro del lavoro veniva svolto per realizzare dei centri tavolo, delle grandi tovaglie e a volte anche dei copriletto.
Quasi sempre alla fine del lavoro vi era l’aggiunta di un orlo di completamento che poteva essere assimilato al ricamo già effettuato.
Le donne che si dedicavano al “tombolo” non erano poche, ma il loro guadagno era modestissimo, tanto da arrotondare le già scarse entrate del marito, occupato da lavori saltuari.

Andando nel salento ora(a Giurdignano c'è una mia cara amica d'infanzia)-non è difficile incontrare ancora donne che fanno il tombolo,soprattutto durante l'estate,mentre sono sedute fuori dall'uscio di casa a prendere il fresco.
Sono lavori pregiati richiestissimi da donne soprattutto del nord.

Voglio trascrivere a proposito una bellissima poesia dialettale di un poeta Salentino,Antonio Damiano,tratta dal suo libro

"voci del Salento"


"LU RICAMU COMU POESIA"

Dha vecchiareddha ncora me ricordu,
dhe mani sverte comu do' sciuscitte,
ca se l'eri ppacare nunn'ia sordu,
e senza bisognu cu cuarda carte scritte.

Te l'arte t'u ricamu sta vve ticu
ca era tutta a vita pe' dha nunna
e tra puntu modernu e puntu nticu,
cu dhe cose nun'ha ulutu sfunna.

Lassavi l'occhi nfacce ddhi lavori,
te pariene versi te na poesia,
e nc'era gente t'u paese e te fori
ca cu se li ncaparra scia e vvinia.

E n'ha scuruti mirici e serate
cu ccuntenta tutte e meiju signure,
te tante cose belle nnamurate,
puru ca nce l'iune pacare ddh'ure.

L'occhi nu l'hannu ccumpagnata,
s'ha chiusu dhu libru te poesia,
nu' scrive cchiui l'acu te ddha fiata:
dha vecchiareddha era mamma mia.

(3 classificata al concorso nazionale "il faro" di San Pietro vernotico (BR)

ong>



Un caro saluto a tutti voi
Gioacchino Vilei

2 commenti:

  1. bellissima l' ho letta anche a Gianni e gli è piaciuta molto. ciao

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  2. Ciao Elda e Gianni,
    sono le nostre origini che non dobbiamo dimenticare
    Un abbraccio
    Gio'

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